L’alchimia è una disciplina che ha affascinato gli uomini per secoli. È stata definita come “l’arte della trasmutazione”, in quanto si proponeva di trasformare i metalli vili in oro, di trovare la pietra filosofale e l’elisir di lunga vita. Tuttavia, l’alchimia non è stata solo una ricerca di natura materiale: gli alchimisti erano anche filosofi e mistici che cercavano di comprendere la natura della realtà della propria natura, del Cosmo e dell’Assoluto.
“Il filo d’oro è il percorso che conduce alla conoscenza di sé, trovare il filo d’oro significa allegoricamente vedere il mondo con occhi nuovi e riuscire a comprendere la propria collocazione nell’universo.” (1)
Nel nostro mondo moderno, dominato dalla tecnologia e dalla scienza, l’alchimia può sembrare una disciplina superata. Tuttavia, il suo messaggio è ancora attuale e può aiutarci a trovare una chiave verso la realizzazione personale, attraverso la comprensione di noi, stessi, dei processi che animano la nostra psiche.
“Nei trattati di questi alchimisti la pietra filosofale, l’athanor, la Grande Opera, la sublimazione, la quintessenza ecc., sono tutte espressioni che si devono intendere in senso spirituale” (2)
L’alchimia ci insegna che la materia e lo spirito sono due aspetti della stessa realtà. Il mondo materiale è un riflesso del mondo spirituale e l’alchimista cerca di trascendere la materia per imparare a concepire e accedere al piano spirituale. Questo processo di trascendenza è rappresentato dall’immagine del filo d’oro, che collega il cielo e la terra:
Il filo d’oro è il percorso che conduce alla conoscenza di sé, trovare il filo d’oro significa allegoricamente vedere il mondo con occhi nuovi e riuscire a comprendere la propria collocazione nell’universo.
Di questi e altri argomenti ne parliamo nel primo approfondimento dal titolo ALCHIMIA AI CONFINI DEL TEMPO all’interno del ciclo “La Scienza dell’Impossibile”.
Bibliografia
1.Fulcanelli, IL LIBRO DELLA PIETRA FILOSOFALE, Adelphi, 2013.
2.Tommaso Palamidessi, INTRODUZIONE AI MISTERI MINORI E MAGGIORI, Archeosofica, pag.36.
